Teatro

Benedetto Casillo ed il suo debutto con la drammaturgia di Eduardo

Benedetto Casillo ed il suo debutto con la drammaturgia di Eduardo

Abbiamo chiacchierato con Benedetto Casillo, prima del suo debutto al Napoli Teatro Festival con “Sik Sik e l’artefice magico” per la regia di Pierpaolo Sepe, con cui è alla terza collaborazione.
“Porteremo in scena- ci dice il nostro attore-  l’edizione del 1929, ma in occasione di questo Sik Sik, Pierpaolo ha riscoperto anche un’ inedito  del 1979 del quale non esiste copione, c’è soltanto la  registrazione, ripristinata e trascritta dal critico Giulio Baffi che noi rappresenteremo in  un altro festival,  il festival di Benevento. Abbiamo fatto anche un po’ questo raffronto tra le due edizioni ,che sono piuttosto diverse; a primo acchito ,infatti, possiamo notare già delle differenze di durata, la prima è più concisa più stretta, mentre l’altra è un po’ più lunga.”
E’ la prima volta che si accosta al teatro eduardiano e in questo esperimento vede partecipe tutto il cast, una compagnia molto affiatata composta da elementi, che come lui, verranno battezzati in questa occasione al grande teatro napoletano.  Saranno suoi compagni di viaggio, sul palcoscenico del Teatro Mercadante insieme al nostro Sik Sik ,Marco Manchisi, Roberto Del Gaudio, Aida Talliente. ” Sono tutti attori provenienti da altre esperienze, ma tutti dotati di grande talento e spessore sia artistico che umano. L’ affiatamento della compagnia è stato forte, nonostante le  esperienze diverse ma probabilmente è il viaggio dell’arte che è unico…”


Tra poco andrete in scena al Napoli Teatro Festival, con “Sik Sik e l’artefice magico”, come vive questo debutto?

Come al solito, e forse più del solito, è un momento incredibile. Ormai viaggio verso i 50 anni di carriera e più il tempo avanza e più aumentano le responsabilità, le ansie e i timori. Così sto vivendo questo avvenimento, anche perché è la prima volta che mi avvicino ad un testo di Eduardo e sento una responsabilità incredibile.

Com’è misurarsi con il grande teatro di tradizione mediato dal linguaggio contemporaneo del regista, Pierpaolo Sepe

Pierpaolo sta mettendo insieme una squadra di attori provenienti tutti da esperienze diverse, tutti dotati di talento, esperienza e  spessore. E quindi già mettere insieme questo tipo di provenienza potrebbe essere già una ricerca interessante, un tentativo di rottura.

Il regista prima di questa esperienza eduardiana ti ha diretto in un genere di teatro molto diverso, in opere di Beckett e di Ruccello. In quale genere di teatro ti senti più a tuo agio?

Tutte le tre volte che Pierpaolo mi ha chiamato, mi ha sempre spiazzato. La prima volta , essendo stata la prima volta, è stata la più eclatante! Io vengo dal teatro popolare, popolare inteso nel senso più puro del termine, ed essere chiamato per questo tipo di teatro, che io conoscevo per grossi tratti, mi ha spiazzato. Mi è venuto spontaneo chiedergli, infatti, «Pierpaolo ma tu… sei sicuro di volere proprio me?» dice «Si si sono sicuro che gli attori napoletani possono affrontare questo tipo di testo». Poi la seconda volta mi chiamò, per un’opera di Ruccello, e infine la terza volta, non meno spiazzante avvinarmi al teatro di Eduardo, perché, insomma, Eduardo è Eduardo! E’ l’arte, non ci sono termini di paragone. Io mi sto avvicinando con il mio modo di essere con la mia recitazione, ovviamente seguendo gli indirizzi di Pierpaolo, anzi devo dire la verità gli scarico addosso anche molte delle mie responsabilità, alla fine mi ha scelto lui! Però è una cosa entusiasmante anche se ripeto è un’esperienza che procura ansie e preoccupazioni.
Uno a 50 anni pensa di essere un po’ più rotto e invece no, anzi forse l’età ci rende più consapevoli delle difficoltà e del rispetto che si deve avere verso il teatro, verso  i grandi autori.

Sembra che Pierpaolo abbia tirato fuori l’anima tragica di Benedetto Casillo

No questa credo mi appartenga per natura. Credo che tutti i comici abbiano dentro questa malinconia questo modo di affrontare la vita, essere pensosi ,attenti, sensibili. Sono caratteristiche che fanno parte proprio del mio carattere, della mia persona.

Progetti emozionanti per il futuro?

Per l’anno prossimo c’è un progetto che mi sta molto a cuore un laboratorio, una scuola, anzi la parola scuola mi intimorisce, preferisco chiamarla “puteca”, una puteca dove ci si incontra, dove si fa teatro napoletano.

Quanto delle prime esperienze, come per esempio quella nel duo dei Sadici Piangenti, porta  con sé?

A dire il vero io ho cominciato con il teatro in lingua alla scuola dei Padri, una delle prime esperienze. Poi sono passato al cabaret coi Sadici Piangenti e devo dire che alla fine resta, resto Benedetto Casillo, con il mio modo di essere, con qualche pregio e con qualche difetto.
Credo di essere un attore profondamente onesto nei confronti del teatro del pubblico ,è la qualità in cui più mi riconoscono; non baro , spero di non dover barare mai, cerco sempre di impegnarmi nelle cose che faccio ma  avverto sempre le ansie dei primi giorni affrontati , ovviamente, in una maniera più costruttiva.

Cosa ne pensa della crisi del teatro a Napoli, dei teatri sempre sull’orlo del fallimento che arrivano a chiudere come il San Carluccio

Io al teatro San Carluccio ci ho passato delle serate incredibili ,facevamo “Napoli ha fatto tredici” con Renato Rutigliani, Renato De Falco, Angelo Fusco. E’ stata un’esperienza bellissima, avevamo appena  cominciato, eravamo alle prime esperienze coi Sadici… vedere i teatri che chiudono è una botta al cuore, è un dramma e se chiudono i teatri che sono il pane dell’anima…